Finalmente usciti i nuovi protocolli dalla Federazione e dalla Regione per poter ripartire con gli allenamenti.
I miei ragazzi impazienti hanno fatto la loro prima settimana di allenamento ed anche se la distanza sociale per il mondo dello sport che pratichiamo ( basket n.d.r.) è un vero oltraggio, nella sicurezza scrupolosa che abbiamo voluto garantire, siamo ripartiti.
Grande fatica e grande emozione ai primi esercizi, poi, come sempre accade, la concentrazione e la voglia di fare al meglio la nostra professionalità hanno prevalso e siamo di nuovo in pista per un’altra stagione che inizia quest’anno molto in anticipo.
Noi coaches abbiamo sfruttato al meglio lo stop forzato per confrontarci ed aggiornarci su modalità di insegnamento e valutazioni oggettive dell’operato nelle nostre rispettive squadre.
Personalmente ho voluto rivedere alcuni concetti per calarli al meglio sulle realtà dei giocatori/ragazzi con i quali sto operando da qualche anno; anche cambiando elementi la filosofia di base resta sempre la stessa. Il nostro lavoro non si ferma solo all’insegnamento di un fondamentale o di una strategia di gioco: educhiamo alla vita.
L’impegno a migliorarsi e a superare i propri limiti, la costruzione della squadra e delle individualità che la costituiscono, le relazioni che si sviluppano all’interno di questa organizzazione sportiva, unite alla costruzione di giocatori completi, indipendentemente dal livello che saranno in grado di raggiungere rispetto al talento che posseggono, sono gli elementi banalmente importanti e spesso sottovalutati dall’egocentrismo del coach.
Numerose le interviste agli addetti ai lavori che in questi mesi hanno fatto da cardine per la nostra crescita e il nostro aggiornamento, spesso ho ascoltato parole autorevoli che su questi concetti hanno fondato il loro successo e ovviamente in questi casi la batteria di giocatori di valore che con quel coach hanno avuto esperienze di crescita sono tantissimi. Altre volte ho ascoltato personalità differenti che invece hanno concentrato sul proprio singolare successo ogni azione del loro lavoro, utilizzando il materiale “umano” a loro disposizione per questo preciso scopo.
Anche se propendo per una categoria tra le due non ritengo giusto giudicare in bene o in male questo modo di affrontare la professione del coach, ma credo invece che un elemento sia essenziale per poter comunque ed in ogni caso affrontare in modo costruttivo lo sviluppo della carriera di coach: la comunicazione e le modalità con cui perpetrarla.
Un Coach deve, a mio avviso, per prima cosa imparare a parlare, lo sport che pratichiamo è veloce vivace ed unico, la gestione del tempo in rapporto al concetto che si vuole esprimere è essenziale sia chiara e illuminata nella testa del coach: meglio avere la convinzione di una cosa sbagliata ed esprimerla in modo preciso, piuttosto che avere molte idee idealmente corrette e non saperle trasferire ai giocatori. Comprendere che abbiamo giocatori che hanno età e livelli culturali differenti è essenziale per adeguare noi, coaches, la tipologia di linguaggio.
Due aforismi dovrebbero guidare il modo di esprimere la propria filosofia di gioco e la propria lettura del livello di competizione che la squadra allenata sta affrontando in stagione:
- LESS IS MORE
- NELLA SEMPLICITA’ LA MASSIMA RAFFINATEZZA
Pochi concetti sui quali concentrarsi per il miglioramento e un modo semplice con cui esprimere il dettaglio che si vuole conquistare ed insegnare.
Ho la consapevolezza che troppo spesso i corsi istituzionali tendono inconsapevolmente ad appiattire la modalità di linguaggio con cui si costruisce la nostra professione, questo porta molti e troppi coaches a parlare con parole già usate, uniformate mentre sarebbe molto più utile per i ragazzi, in particolare quelli delle categorie giovanili, riscontrare differenti linguaggi e modalità di spiegazione del concetto tecnico o tattico, garantendo a loro una miglior comprensione.
Chi ha studiato e ricorda ancora i propri insegnanti ricorderà che la filosofia o la matematica sono sempre lo stesso fondamentale ma che abbiamo avuto professori differenti che ne hanno enfatizzato e illustrato gli aspetti e le costruzioni in linguaggi differenti e forse i migliori studenti sono coloro i quali hanno la fortuna di avere incontrato nel loro percorso più insegnanti che con scrupolo e personalità hanno spiegato la materia con il loro linguaggio non uniformato.
Nella ripartenza auspico che la categoria tutta, ma sopratutto quella più vicina a me e al mio lavoro, possa affrontare con un linguaggio semplificato tutti i fondamentali del basket insegnandoli al meglio per unico scopo di crescita dei giocatori come atleti e come persone.
In fondo EINSTEIN diceva che “se una cosa la sai bene sei in grado di spiegarla in modo semplice e chiaro”.
Buon lavoro e che la prossima sia una stagione di soddisfazione per tutti.