Il lockdown ci ha costretti tutti a passare molto tempo alla nostra scrivania di casa, talvolta annoiandoci facendo pulizia nelle cartelle della nostra desktop troppo “incasinata” che non abbiamo avuto tempo e voglia di sistemare.

Durante una di queste pulizie mi sono ritrovato a leggere documenti che avevo scaricato dal web molto tempo addietro.

Tra questi mi ha colpito, forse anche in dipendenza del periodo che il Covid-19 ci imponeva, il Manifesto del Marketing Etico che è stato redatto, pensate bene nel 2011, da Emmanuele Macaluso e dal suo gruppo di esperti di Marketing. Online potete trovare numerosi documenti e il manifesto stesso che per semplicità non sto a riportarvi in questa mia pagina.

Cosa mi ha colpito di questo Manifesto? Per primissima cosa il tempo in cui è stato scritto, lontano ancora da norme GDPR e da pandemie che di fatto negli ultimi due/tre anni hanno modificato il modo di lavorare di moltissimi di noi, forse cambiato raidacalmente il modo di interpretare il mondo, non solo del lavoro.

In moltissimi esperti ci hanno raccontato che questa situazione vissuta e che stiamo di fatto ancora vivendo, che impone un cambaimento radicale del nostro modo di essere. Ma chi ci ha realmente spiegato cosa occorre fare per ottemperare a questo cambiamento? Nessuno, almeno dal mio punto di osservazione non ho sentito raccontare una strategia mentre piuttosto tutti hanno enunciato l’esigenza di cambiamento.

In realtà è abbastanza facile intuire che se ci adopereremo per tornare ad essere quelli che eravamo prima di questo 2020, non andremo molto lontano e al prossimo virus rischieremo di soccombere socialmente, economicamente ed eticamente.

Nel mio umile punto di osservazione e azione voglio comunque lanciare un segnale di cambiamento affinchè le parole “circolando” possano generare nuove forme di pensiero. Non sono certo interessato alla mia fama o alla mia personale ed egoistica soddisfazione bensì che si generino dei centri di pensiero nei posti di lavoro affinchè cambino in modo etico le modalità con cui pensiamo e promuoviamo i prodotti, con quale rapporto possiamo differentemente approcciarci a chi compete con noi per il successo.

La globalizzazione che in quasi venti anni ci ha trasformato in esseri mondiali sta producendo in modo inesorabile un concetto fondamentale: senza gli altri non possiamo nulla!

Chi sono gli altri? I concorrenti dal punto di vista lavorativo, i clienti, gli amici, i nemici, chi è diverso da noi per nazionalità, religione, sesso, razza etc. Abbiamo una necessità di tenere in stretta considerazione questi “altri”.

Ma non è sufficiente perchè dobbiamo assumere attegiamento etico in cui la verità prevale alla menzogna (anche nel caso la verità sia orrenda, basta con le bugie “bianche”); dobbiamo eludere in modo diretto ogni forma di egoismo e avidità, tenendo in considerazione i bisogni reali e primari degli altri. Comprendere che senza la capicità di modificare il proprio pensiero, anche rischiando errori, non riusciremo a perpetrare un cambiamento vero.

Questi aspetti sono filosoficamente etici e partendo dalla creazione di un prodotto e dalla sua promozione dovremo avere la capacità di mixare in modo equilibrato questi ingredienti che da soli possono produrre quella energia positiva che tanto necessità al secolo che stiamo vivendo.